Il dolore esige di essere vissuto: 5 film per un’afflizione imperiale

un'afflizione imperiale 5 film tristiIl dolore esige di essere vissuto. È questa la frase cardine del romanzo Un’afflizione imperiale di Peter Van Houten letto, riletto, amato e idolatrato da Hazel e Augustus, i due giovani protagonisti del film Colpa delle stelle di Josh Boone, adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di John Green.

Una frase che sta a significare come i momenti dolorosi, nella vita, non vanno e non possono essere evitati, e come il dolore sia qualcosa da affrontare perché ci fa crescere e ci fortifica. Addirittura possiamo sbilanciarci ad affermare che il dolore è utile, come direbbe uno degli ultimi film di Roberto Faenza, tratto dall’omonimo romanzo di Peter Cameron, Someday This Pain Will Be Useful to You.

E il dolore è senza dubbio uno dei temi più ricorrenti nel cinema. Addirittura, secondo un recente studio inglese, i film tristi aumentano proprio la nostra soglia del dolore. Ecco quindi 5 film che incarnano alla perfezione la frase il dolore esige di essere vissuto:

  • La stanza del figlio (2001) di Nanni Moretti: vincitore della Palma d’oro al 54esimo Festival di Cannes, un film gigantesco su come una famiglia, in particolare una coppia di genitori, possa affrontare la morte del giovane figlio. Un film potentissimo, che colpisce basso, che commuove e strozza il cuore.
  • Manchester by the sea (2016) di Kenneth Lonergan: un dramma plurimo che ha il pregio di descrivere le collisioni interiori all’animo di un uomo nel momento in cui il mondo gli cade improvvisamente addosso. Minimalista e disperato, un’opera che graffia senza ricorrere a capelli strappati.
  • La guerra è dichiarata (2011) di Valérie Donzelli: la giovane e brava regista francese porta sul grande schermo un dolore vissuto in prima persona, quello del figlioletto Gabriel, affetto da una forma aggressiva di tumore al cervello. Un viaggio all’inferno di rara potenza visiva ed emotiva.
  • Demolition – Amare e vivere (2015) di Jean-Marc Vallée: un’opera che cerca di guardarci dentro, facendoci un po’ male e un po’ riflettere su come si possono aggiustare (o meno) gli ingranaggi della vita dopo che abbiamo perso una persona cara. Con un grande Jake Gyllenhaal.
  • Alabama Monroe (2014) di Felix Van Groeningen: il film ha l’irruenza di un ago nelle vene, di uno spillo che sfregia la pelle. Un bellissimo film che fa male e che non chiede scusa, incentrato sul collasso di una giovane coppia dopo aver perso il proprio figlio. A suo modo un insolito inno alla vita.

E voi avete altri film che vi generano un’afflizione imperiale e danno forma e sostanza alla frase il dolore esige di essere vissuto?

2 commenti

  • personalmente “Manchester by the sea” lo considero un po’ sopravvalutato, sebbene il potere del dolore sia sicuramente più che evidente attraverso tutto il film

    dei 5 che hai riportato, quello che maggiormente trovo rassomigliante al dolore e alle sue sfumature è “Alabama Monroe” un pazzesco ritratto di un dolore che non si spiega ma che ha una potenza drammatica, tattile e dolorosa quasi fino ad essere straziante

    forse, parla di dolore in modo altrettanto riuscito, sebbene con le dovute differenze del periodo più lontano, e dal tono meno gravoso, anche “Fiori d’acciaio”… che ne dici?

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