Ema di Pablo Larrain: quando il cinema brucia l’anima
Recensione di Ema di Pablo Larrain, in concorso a Venezia 76.
Ema di Pablo Larrain è un film che cresce. Come una piccola fiammella che si trasforma in incendio. Come un piccolo seme, a prima vista anche sterile, che miracolosamente si fa raccolto fecondo. Ema è quello che il cinema dovrebbe fare ogni volta: scuoterci, sconvolgerci, ma soprattutto lasciarci qualcosa dentro, come la cenere e il fumo ci ricordano che qualcosa è bruciato. Ema ci cresce dentro in un modo che dimentica la ragione fino a stagliarsi nella nostra memoria con una forza pressoché indelebile.
Ema è il film più anarchico e impetuoso di Pablo Larrain, un azzardo e un guanto di sfida allo spettatore moderno, un inno alla libertà sia nel “messaggio” che vuole lasciare sia nello stile. Nei film precedenti la regia di Larrain non era mai stata così radicale. Ed è significativo che Ema arrivi dopo Jackie (ri-leggi la recensione), prima esperienza americana per il regista cileno. Ema è un urlo che lascia senza fiato, un ritorno alle origini e contemporaneamente all’eterno, sicuramente a quel cinema profondamente autoriale, sincero e necessario che Larrain non riesce a soffocare nella sua (sovr)abbondanza espressiva e creativa.
Recensioni film di Pablo Larrain
È uno di quei film che, in un primo momento, lasciano spiazzati, per non dire scontenti e un po’ delusi. Giunti ai titoli di coda, pare un grosso passo indietro nella filmografia di Larrain, mentre qualche ora dopo la visione, una volta ben digerito e metabolizzato, abbaglia come un faro accecante. In questo Ema è fatto della sostanza più pura e libera del cinema, allo stesso tempo brada e raffinatissima, in bilico tra videoclip e autorialità che non guarda in faccia nessuno.
Ema è un film che sfugge alla razionalità, e oltre e senza questa va visto. Solo così può bruciare in noi e non scottarci, travolgendoci come un incendio che neppure una doccia gelata più spegnere, di enorme potenza visiva e un ritmo che, se lo si vuole e gli se ne dà tempo e modo, toglie la terra da sotto ai piedi.