Downsizing: il piccolo cinema di Alexander Payne.

downsizingHa aperto in tono decisamente minore, per non dire deludente, la 74esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia. Downsizing di Alexander Payne è un film dalle grandi potenzialità ma dalla piccola riuscita finale. Una ricchezza e una profondità di idee messe in mano al regista sbagliato. Ebbene sì, purtroppo è proprio così.

Alexander Payne è il regista delle piccole cose, di storie di gente comune, semplice, alla ricerca di un senso della propria piccola ma adorabile vita. Un regista di storie on the road (Sideways, Nebraska) o di carattere fortemente domestico (About Schmidt, Paradiso amaro). All’alba del suo ottavo film, dopo due Premi Oscar vinti per le sue sceneggiature nel 2005 e nel 2012, si è ritrovato in mano una gran bella bomba che poteva deflagrare suscitando l’entusiasmo di pubblico e critica, quando invece (purtroppo) gli è scoppiata in mano in un fragoroso flop. Dowsizing, con un’idea che richiama alla mente l’indimenticabile Tesoro, mi si sono ristretti i ragazzi del 1989, è un film stroncato in due, come un’opera composta da più opere che però non trovano il collante giusto per tenersi insieme come un’unica cosa. Downsizing, se nella prima parte incuriosisce e funzionicchia, nella seconda si perde totalmente per strada, sviluppandosi in una sceneggiatura che s’arrampica sugli specchi e non conduce a nessun vero messaggio finale. La fine del mondo, la salvezza degli uomini, la crisi ambientale ed ecologica. Tanti i temi presenti nel film, ma Payne non riesce a dargli spessore, carattere, a farli attecchire ai suoi personaggi (anch’essi incerti e abbastanza mosci) e ancor meno all’attenzione delle spettatore, che fatica ad affrontare le due ore e un quarto di film, arrivando al finale allibito e stanco (per fortuna che c’è Hong Chau a farci da caffè forte!).

Dowsizing è un film che rimane vago (il termine più usato in conferenza stampa a Venezia 74 da Payne e compagni) perché priv(at)o della posizione politica che un film del genere non può non avere. Rimane una storiellina quando poteva essere una storia dal forte valore visionario con risvolti molto aderenti alla realtà di oggi. Con Downsizing il cinema di Payne poteva diventare davvero grande, invece rimpicciolisce, gettando un’ombra piuttosto lunga sul suo talento, ad oggi un po’ ingessato e francamente sopravvalutato.
Viene da mangiarsi le mani al solo pensiero di cosa sarebbe potuto essere un film del genere affidato ad un Cronenberg qualsiasi…

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