Doppia pelle di Quentin Dupieux: recensione film con Jean Dujardin
Recensione di Doppia pelle di Quentin Dupieux.
C’è del genio, ma anche della follia. C’è della follia, ma anche del genio. E tanta sregolatezza in Doppia pelle di Quentin Dupieux, senza dubbio uno dei registi più visionari e matti del panorama europeo.
Un uomo acquista una giacca di pelle e se ne invaghisce dannatamente. E inizia a parlarci. Lui parla con lei, e lei, a suo modo, parla con lui. Poi una sera incontra una giovane cameriera cinefila e le dice di essere un regista. Per l’appunto ha in mano una ridicola videocamera da quattro soldi e millanta che sta girando un film innovativo, per il quale i produttori si sono tirati indietro. Protagonista è, per l’appunto, un uomo che uccide tutti coloro che indossano una giacca, col folle scopo di eliminare tutte le giacche che gli si parano davanti.
Ora capite bene che di sano, sensato, più comunemente potremmo dire normale, c’è ben poco in Doppia pelle. Ed è proprio tutto questo suo non-sense che dà senso al film, da godere come un alieno piovuto sulla terra senza il minimo preavviso.
Doppia pelle è un film fuori e sopra le righe, che si appoggia a due attori, generalmente drammatici, che stanno comodamente al gioco: Jean Dujardin e Adele Haenel. Nei loro occhi brilla quella luce che alberga nel fondo della mente di due anime contorte, sole, forse bisognose solo di un po’ di attenzione dal mondo. E se quest’ultimo non gliela concede, allora è il caso di prendersela con modi a dir poco inconsueti.
Doppia pelle diverte, spiazza, sconcerta, con una regia che sa ammaliarci ad ogni inquadratura, dove nulla è banale o lasciato al caso. E non potrebbe essere diversamente quanto si ha a che fare con la follia che, ricordiamo, ha sempre un retro della medaglia, una doppia pelle appunto, di lucidità.