Dark: brilla la perla nera di Netflix. Altro che Stranger Things…
E se il futuro venisse prima del passato? Se ieri, oggi e domani non fossero una linea retta ma una circonferenza, come in un eterno ritorno nietzschiano? Se il tempo non esistesse, concentrandosi in un punto dove tutto è “ora”? Dark, la prima serie tv tedesca di produzione originale Netflix, disponibile sulla piattaforma online dal 1 dicembre, è un trip senza precedenti. Dieci episodi che divorano lo spettatore, tra mystery spazio-temporale e thriller del paranormale, e che dai confini della fredda Selva Nera germanica colpiscono molto più a fondo del “parente” e tanto osannato Stranger Things, col quale condivide alcuni temi cardine.
Ideata dal regista Baran bo Odar e dallo scrittore Jantje Friese, Dark è una series ambientata nella piccola cittadina tedesca di Winden, realmente esistente, poco più di mille anime a sud di Manheim, ad una ventina di chilometri dal confine con la Francia. La scomparsa di due bambini nell’anno 2019 è solo l’inizio per un viaggio nel tempo a passi lunghi di 33 anni: in un primo momento nel 1986 e poi, quando meno te l’aspetti, nel 1953. Il tutto all’ombra di una centrale nucleare che, a causa di un’imprecisata ma fatale défaillance, in una caverna ha generato un punto in cui si può (tra)passare nel Tempo.
Dark è la serie che non ti aspetti, assolutamente anomala per lo spettatore bulimico di oggi che procede ad oltranza nella macchina infernale (e francamente assai discutibile!) del binge watching. Una serie densissima, con una prima stagione che poteva essere diluita almeno in una seconda, vista la quantità di colpi di scena e cambi di fronte messi in campo. Dark sembra una serie degli anni Novanta ma col passo e al passo dei Duemila. Ha da essere digerita, meditata nello stomaco del cervello, anche per via di un montaggio che salta continuamente avanti e indietro senza preavvisi, e che per questo ci fagocita e rende parte attiva in un meccanismo a cui non siamo più tanto abituati con le serie tv degli ultimi anni. Ricorda, nel coinvolgimento di chi guarda, il feel sprigionato da X-Files, e per tanti motivi (tra cui la sensazione di straniamento, l’ambientazione di una piccola cittadina sconvolta da un crimine o una scomparsa, l’ambigua profondità con cui vengono introdotti e descritti i personaggi, ecc.) l’intramontabile Twin Peaks di David Lynch. I lynchiani della prima ora mi linceranno leggendo questa affermazione, si stracceranno le vesti, ma credo che nel mood di Dark ci sia, assorbito sottopelle e nelle ossa, più di qualcosa del visionario regista statunitense.
Dark condivide con Stranger Things vari temi a livello di contenuti. Su tutti, quello del “buco nero”, del tempo parallelo che ci vive accanto ma nel quale non sconfiniamo, o possiamo sconfinare d’un tratto (il concetto del foglio di carta arrotolato o piegato e bucato con la matita ricorre in entrambi). La differenza è che Dark dà sostanza a quest’idea con il “tema del nucleare” e alcune trovate che danno “un senso” allo spostarsi nel tempo. Mentre Stranger Things giocava tutto sull’effetto vintage, sulla nostalgia di un cinema che non c’è più (e che Stranger Things, come abbiamo già detto in un altro pezzo, non riesce a riproporre né riprodurre). Dark concentra il vintage in pochi elementi (ad es. il walkman) e poi lo amplia in una ricostruzione storica che non s’accontenta degli anni Ottanta, ma osa fino agli anni Cinquanta. Dark ha coraggio da vendere, e lo spettatore se lo gode tutto, trascinato anche da una colonna sonora che vale come un personaggio, imprimendo significati con molta più efficacia di tante parole.
Certo c’è solo una vaga somiglianza, forse a causa dell’ambientazione di provincia, un gruppo di ragazzi e una spolverata dei mitizzati anni ’80.
Poi basta.
Non è in ST che Dark affonda le sue (marce) radici .
Più probabile poter trovare punti in comune con show come Lost, Fringe o con Twin Peaks come correttamente evidenziato nella recensione.
Dark è un orologio dove il meccanismo tedesco è oliato alla perfezione. L’uso dei colori, dell’ambientazione, della pioggia incessante tutto fa da cornice opprimente ad una storia cupa.
Senza spoilerare metto questa serie sul livello (Alto) di True Detective prima stagione.