Corpo celeste, buona la prima!

corpoceleste“Da un primo film m’aspetto che mi sorprenda per la sua originalità. Se non si è rompicollo in questa fase, non lo si sarà mai”. Così disse, al Festival di Locarno 1990, il critico Michel Ciment in merito ai film d’esordio (ne parla il Morandini in un suo adorabile libretto). Alice Rohrwacher ha il coraggio di osare, di parlare di un semi-tabù del cinema e della società: la Chiesa. Anzi la religione, la religiosità. E fa centro.

Corpo celeste è un buon film d’esordio, ruvido, rock nei contenuti, lento nei toni e nella forma. Va in scena una religiosità terrena e terrona (in senso buono) calata nella fatiscenza della periferia calabra. Il sole accecante che avvolgeva le gesta politicamente scorrette di Cetto La Qualunque si eclissa, lasciando spazio a nebbie e nuvoloni. La religione viene ridotta e ridicolizzata a quiz, indovinello, balletti nel salone parrocchiale con bimbine Sailor Moon. Si fa violenta, urlata, spazientita, irreale. Forse è una versione dei fatti tirata per le orecchie? Forse sì. Ma chi dice che non possa davvero esistere? E’ questo l’interrogativo che resta una volta usciti di sala.

Pur non avendo la spietata incisività di Lourdes di Jessica Hausner, Corpo celeste conserva una sua indiscussa originalità. In primis una regia sgranata, intima, d’interni, soffocante, che a lunghi tratti ricorda quella dei fratelli Dardenne.

Più che buona la prova della piccola Yle Vianello: faccetta d’angelo, sguardo dolce e inquietante, genuina di fronte alla mdp. Anita Caprioli, pur in una parte marginale ed emarginata, è smorta, vera, calzante nei panni della giovane madre “pressione bassa” perenne. Troppo pacato e anonimo il sopravvalutato Salvatore Cantalupo, ancora incapace di staccarsi dall’ombra del sarto di Gomorra. Intenso e penetrante (pur stando in sena pochissimi minuti) il grande vecchio morettiano Renato Carpentieri.

Un film d’elitè, che rischia di urtare puritani e fanatici, ma fa riflettere il resto del pubblico. Credente o meno.

3 commenti

  • Dunque, su cantalupi non sono molto d’accordo, a me la sua prova è piaciuta. In generale gli attori sono molto bravi.La scena del crocifisso in mare? Non ne hai parlato…E per le critiche alla Chiesa sai bene che come mi conosci io non ho avuto nessun problema a crederci a quello che raccontava il film. Piuttosto ho avuto l’impressione che alla fine fosse un film che magari coinvolgeva appunto più un credente per lasciarlo nel dubbio, anche se poi parla anche di molto altro il film. Ecco, ma non mi sembra come è stato detto che in confronto Habemus papam sia una carezza alla Chiesa, sono due cose diverse tra loro. Insomma aspettiamo con ansia un secondo film ancora più bello della regista.

  • Sì, chissà cosa tirerà fuori del cilindro la sorellina Rohrwacher per il suo secondo lungometraggio… 😀

  • non l’avrei detto, pensavo fosse un film inutile (chissà perché avevo questo pregiudizio). andrò a recuperarlo!
    alberto

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