Cars: la Pixar a tutto gas!
Miglior film d’animazione ai Golden Globe 2007, Cars – Motori ruggenti è l’ennesima perla per il grande schermo firmata dalla Disney-Pixar di John Lasseter.
Saetta McQueen è la più fulgida promessa tra le auto da corsa della Piston Cup americana. E’ determinato, grintoso, rombante, ma anche egoista, arrogante, presuntuoso. Durante il trasferimento in California, dove si disputa una storica finale a tre, rimane isolato sulla Route 66 nella desertica e triste cittadina di Radiator Springs. Qui conosce tipi a dir poco strambi come il cigolante carro-attrezzi Carl, il saggio Doc Hudson, il meccanico factotum Luigi, il suo piccolo aiutante Guido, e molti altri. Per Saetta McQueen alcuni giorni lontano dal caos mediatico si traducono in un vero toccasana per conoscere meglio se stesso e le priorità della vita.
Dopo i giocattoli, gli insetti e i pesci, in Cars sono le automobili a prendere “sembianze” antropomorfe. E la Pixar ci riesce ancora una volta con straordinaria maestria e semplicità, forgiando occhioni che scorrono sul parabrezza, radiatori trasformati in mustacchi, paraurti diventati mandibole ciondolanti. Saetta, Doc, Sally & Co. muovono con fluidità bocca, sopracciglia, guance, fino a parlare, ghignare e sorridere come gli umani (nel modo più assoluto non pervenuti nel film). Il risultato è così sorprendente da porci di fronte ad una forte presa di coscienza: siamo ormai lontanissimi dai tempi in cui ci si emozionava per il più famoso dei maggiolini, Herbie (tra l’altro sempre della Disney). Caratterizzazione “fisica” che corrisponde, poi, ad una definizione precisa ed oculata delle indoli di ciascun personaggio: Doc Hudson è severo, taciturno, campione disilluso; Carl è ingenuo, stupidotto, col cervello, ma non il cuore, arrugginito; Sally è timida, cosciente della sua bellezza (pur senza ostentarla) e pronta ad aiutare il prossimo.
Spostandoci sul lato contenutistico, Cars è la più classica delle “favolette morali”: un personaggio che deve redimersi e crescere, una buona dose di dolci sentimenti e nobili valori, un incidente di percorso che permette al protagonista di portare a compimento il suo personale cammino di formazione. Uno spunto classico che, allo stato brado, è la noia e la banalità più profonda. Ma John Lasseter passa una mano di lucido su tutti questi topoi e ci regala qualcosa di più. Cioè, pur palesando un forte intento morale, educativo, edificatorio, la sterilità non mette radici. Il frutto è un bel “cartone animato” con il duplice scopo di instradare i più piccoli ad una vita onesta e di “raddrizzare” le coscienze (deviate) dei più grandi.
Un ulteriore aspetto da segnalare è come Saetta McQueen sia un protagonista, una volta tanto, davvero antipatico. E questo è un pregio, sintomo di un cinema che si è finalmente staccato dalla principessa bionda e dal principe azzurro, capace di rivolgersi non solo agli under 14, ma anche agli adulti. Un protagonista dalla morale discutibile è una sfida nei confronti del pubblico, al quale viene impedito di cullarsi e gongolarsi in quel dolciume candito che ha sempre avvolto i film d’animazione.
Insomma, Cars è qualcosa di più di un semplice film d’animazione. Divertendo e coinvolgendo dal primo all’ultimo minuto, è un’opera sfaccettata, ricca di (s)punti d’interesse, segnale di come quelli che un tempo chiamavamo “cartoni animati” possiedano ormai la dignità e la complessità di un vero e proprio film. Onore a John Lasseter che, ancora una volta, ha fatto centro.