C’è chi dice no: la commedia che dichiara guerra ai raccomandati

ce-chi-dice-noMax è un rampante giornalista che ama il suo mestiere, Samuele un preparato assistente universitario di diritto penale e Irma una brava dottoressina di reparto. Tre amici, ex compagni di classe, affetti dallo stesso male: il loro talento viene sistematicamente oscurato dal raccomandato figlio di papà di turno. Ma per la serie “l’unione fa la forza”, mettono su il movimento dei “Pirati del merito”, determinato a destabilizzare un sistema marcio e ingiusto.

E’ proprio il caso di dirlo: Giambattista Avellino con C’è chi dice no ha fatto centro! Dopo lo sfizioso Il 7 e l’8 e il deludente La matassa, il 53enne regista livornese abbandona il duo siculo di Ficarra e Picone e raggiunge la maturità dirigendo con brio emotivo e atleticità tecnica una commedia scritta come si deve da un ispiratissimo Fabio Bonifacci, già in grande forma nei precedenti Si può fare di Giulio Manfredonia, Diverso da chi? di Umberto Carteni e Amore, bugie e calcetto di Luca Lucini.

Ambientato in una Firenze da cartolina raggiante e simil-romantica, C’è chi dice no fa dell’ironia e della battuta comica il suo grimaldello per trattare una tematica spinosa ed estremamente attuale, ovvero quella delle “mafiate” che soffiano da sotto al naso a giovani promettenti posti di lavoro meritati. Una tematica scivolosa che, se non maneggiata con cura e coi guanti giusti, rischia di scadere nella più riduttiva demagogia di gusto proletario e plebeo, facilmente esposta a critiche e pregiudizi. Avellino invece prende il toro per le corna e confeziona una pellicola che fa divertire (molto!) e riflettere, un’opera solida che nella sua leggerezza apre cuori e menti, scanzonata e incisiva allo stesso tempo, forte e chiara senza toni di denuncia o da comizio elettorale. Grazie, ripeto, all’impostazione frizzante.

Una pellicola riuscita anche in virtù di un cast artistico che non si risparmia, capace di dare gambe e fiato ad una prova sincera, sentita,  colorata da una non perfetta ma piacevolissima cadenza fiorentina. Luca Argentero, Paola Cortellesi e Paolo Ruffini dimostrano personalità da vendere, calati in personaggi dall’animo nobile ma privi di sangue blu. Non c’è un tassello fuori posto, non c’è una sequenza che sia detta inutile, non c’è frangente sonnolento o personaggio non caratterizzato. L’ultima fatica di Avellino è come un pacco regalo con una bella sorpresa dentro, una bella carta e un fiocco da favola. Altro punto a favore è un montaggio che si avvale di una quasi ininterrotta colonna sonora che sprona il piede a tenere il tempo, colonna sonora fatta di songs proprio come accade per le commedie anglosassoni.

Senza il rischio di gettare paroloni al vento, possiamo dire che C’è chi dice no è una delle migliori commedie italiane degli ultimi anni, di quei prodotti completi che vorremmo vedere più spesso sul grande schermo.

2 commenti

  • Be come al solito io e te la pensiamo uguale. Anke a me è molto piaciuto…critico un pò l accento toscano di argentero e della cortellesi, un pò penoso, xò capisco ke nn è facile.
    una commedia certo, xò fa pensare su un argomento molto contemporaneo come quello dei raccomandati: IN QUESTO PAESE NON STUDIA PIù UN CAZZO NESSUNO!

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