Caterpillar: amore e guerra nell’Oriente lontano – recensione
Recensione di Caterpillar di Koji Wakamatsu.
1940. Guerra sinogiapponese. Il tenente Kurokawa torna dal fronte al suo villaggio pluridecorato, ma privo di gambe e braccia, perse duranti gli scontri. La moglie Shigeko, dopo un iniziale rifiuto della sua condizione di mutilato, lo accudisce come una moglie modello, saziando i suoi desideri di cibo e sesso. Per il villaggio Kurokawa è un eroe nazionale, per Shigeko è solo una vittima della guerra. Ma col passare del tempo la situazione diventa insostenibile…
In concorso al Festival di Berlino 2010 e fuori concorso nella sezione Festa Mobile del 28esimo Torino Film Festival, Caterpillar è un film sconvolgente, crudo, che colpisce allo stomaco prima che al cuore. Koji Wakamatsu, maestro dei cosiddetti pinku eiga, ovvero produzioni erotiche low budget, continua a trattare i nessi che legano sesso, società e Storia. Dopo Amore dietro i muri e United Red Army, torna a colpire duro e riesce nei suoi intenti. Siamo di fronte ad uno di quei film di contenuto che, riaccese le luci in sala, lascia la platea in un silenzio assordante.
I temi dell’onore, dell’amore e della vita si scontrano come soldati sul campo di battaglia. Vita pubblica e vita privata sono due mondi vicini e distanti allo stesso tempo. L’onore da (semi)dio della guerra conta più dell’autonomia vitale? Wakamatsu insiste morbosamente sulle scene di sesso (la mente corre inevitabilmente a L’impero dei sensi di Nagisa Oshima) come a voler sottolineare gli istinti primordiali che caratterizzano l’uomo e di come la guerra conduca quest’ultimo alla condizione delle bestie.
Un’opera sulla guerra contro la guerra, di una denuncia che non usa mezzi termini per mettere in luce l’inutilità di ogni conflitto. “Non dimenticate l’olezzo di sangue che ha ricoperto la terra! Non dimenticate l’odore di carne bruciata” ha detto il regista.
Caterpillar e United Red Army in dvd
Caterpillar è anche un’opera sui rapporti di forza all’interno della coppia, in una sorta di estremistica emancipazione femminile. Kurokawa vuole mantenere il dominio su sua moglie pur nella condizione di tronco umano, lei invece, memore delle violenze subite prima che lui partisse per il fronte, reagisce con violenza fino a maltrattarlo.
Una pellicola di sequenze scioccanti che spingono allo sconcerto e alla riflessione, destinata a lasciare una scia nel cinema contemporaneo.
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Quella frase di Wakamatsu che hai inserito non la sapevo, ma descrive da sola la potenza di questo film! Quanto sono d’accordo comunque, spero sul serio che lascerà una scia nel cinema contemporaneo… specie adesso che il Giappone ha BISOGNO di un cinema politico!