Marx può aspettare: la confessione di Marco Bellocchio

Nessun regista, almeno nel cinema italiano, ha la libertà e la franchezza espressiva di Marco Bellocchio. Battitore libero e provocatorio sin dal suo esordio, I pugni in tasca, nel 1965. Una voce fuori dal coro, pericolosa, e per questo viva, emancipata, a suo modo anarchica.
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