Camp X-Ray: soldato Kristen Stewart in amore a Guantanamo Bay
Il grande cinema non si è ancora mai avventurato nel documentare o raccontare cosa accade a Guantanamo. È stato fatto in veri modi per ciò che riguardava Bin Laden (si veda Zero Dark Thirty) o per ciò che riguarda l’Islam di oggi. Ma non per le brutalità che hanno luogo a Guantanamo. A provare a squarciare un pochino questo velo di Maya ci prova Camp X-Ray di Peter Sattler con Kristen Stewart e l’iraniano Peyman Moaadi. E lo fa con tante licenze poetiche che ci allontanano dalla realtà, e in parte anche dal verosimile.
Una giovane donna si unisce alle truppe militari per far qualcosa di importante per gli Stati Uniti e lasciare la sua minuscola città. Viene però mandata come guardia a Guantanamo Bay. Lì, circondata da jihadisti ostili e aggressivi colleghi in divisa, finisce con lo stringere un’insolita relazione con uno dei detenuti, probabile terrorista.
Camp X-Ray è un film che di questi tempi calza a pennello: l’amicizia, che profuma d’amore, tra due individui provenienti da mondi differenti, opposti, inconciliabili, è un bel messaggio di speranza. Ricucire strappi profondi tramite il dialogo, l’ascolto, la cultura. Due solitudini, due anime recluse in un angolo di mondo che nessuno ha scelto, se non il Destino. Due esistenze borderline che si ritrovano così lontane e così vicine, unite dall’essere creature umane al di là del posto occupato di qua o di là dalla grata di una cella di isolamento.
Camp X-Ray, però, ha il difetto di sprofondare troppo presto verso un buonismo islamofilo che finisce per permeare tutta l’opera, sconfinando verso un gusto sdolcinato e romanzato che ha davvero poco di realistico. A ben vedere, infatti, è proprio il finale a far deragliare il film, perdendo di vista il mondo e le ideologie contemporanee. Camp X-Ray, ricorrendo ad un lieto fine forzato, cede al cinema e dimentica la realtà. E in questo sbaglia, e non poco.
Ma prima di concludere, vale la pena spendere due parole su Kristen Stewart, indecifrabile musa di tanto cinema di questi ultimi anni. A che gioco sta giocando la Stewart? Come sta intavolando la sua carriera? Nei panni di un personaggio che ricorda, ma non vuol competere, col Soldato Jane di Demi Moore, la Stewart è una sfinge, una chimera, che cambia pelle continuamente. Nello stesso 2014 di Camp X-Ray, la troviamo anche nel sensuale Sils Maria di Olivier Assayas e il lacrimoso Still Alice di Richard Glatzer. Poliedrica e malleabile, furba e arrivista, vero talento o probabile talento in divenire? Chi sia la Stewart ancora non ci è dato saperlo, ma questo personaggio della soldatessa forse poteva evitarlo.