Bu zhi bu xiu di Wang Jing: recensione film in Orizzonti Venezia 77
Recensione di Bu zhi bu xiu di Wang Jing.
In concorso nella sezione Orizzonti della 77esima Mostra del Cinema di Venezia, Bu zhi bu xiu è l’opera prima del regista Wang Jing, che è stato varie volte aiuto regista di Jia Zhang-ke, tra i più grandi cineasti cinesi contemporanei.
Pechino, 2003. Dopo l’epidemia di Sars e alla vigilia delle Olimpiadi, la Cina è un gigante in fermento dove però, nell’informazione, ancora i giornali dominano e la fanno da padroni. Il giovane Han Dong (White K) ha finalmente l’occasione di diventare giornalista, possibilità che gli era stata preclusa, nonostante l’indubbia capacità, per aver interrotto troppo presto il suo percorso scolastico. Forse proprio in virtù di questo deciderà di mettere in gioco tutto il suo futuro, personale e lavorativo, per cercare di cambiare il destino dei malati di epatite B, ingiustamente discriminati.
Il film è tratto da una storia vera drammaticamente attuale in tempi di Coronavirus. Wang Jing mette in scena in maniera molto convincente l’amletico dubbio di ogni giornalista: qual è la giusta distanza emotiva da mantenere riguardo una notizia? Mantenersi distaccati riportando la notizia in modo del tutto impersonale o immergersi nella notizia, andando al di là dei fatti e dando quindi una visione più personale?
È lo stesso problema, risolto piuttosto brillantemente, che si pone anche il regista, ovvero trovare il giusto equilibrio nel raccontare sia i fatti accaduti sia le spinte sociali ed emotive che li hanno generati. Ecco dunque mostrarci la determinazione e la caparbietà del protagonista Han Dong (interpretato dall’ottimo White K.) nel continuare a scavare nelle vite e, soprattutto, nell’ascoltare le voci di cento milioni di persone per accendere un faro su un’ingiustizia amministrativa cinese che li spingeva a vivere nascosti nell’illegalità di falsi certificati di buona salute.
Wang Jing mostra di essere a suo agio dietro la cinepresa, anche grazie al sostegno di una troupe assai collaudata di cui fanno parte alla fotografia Yu Lik-Wai e al montaggio Matthieu Laclau, storici collaboratori del suo maestro Jia Zhang-ke, qui in veste di produttore.