Bridget Jones’s Baby: auguri e figli Darcy

Bridget (Renée Zellweger) è invecchiata. Mark (Colin Firth) è invecchiato. Jack (Patrick Dempsey), pur essendo la new entry, è invecchiato. Ma spaccano ancora.

bridget jones's babySono passati quindici anni dal primo Il diario di Bridget Jones, seguito nel 2004 dal mediocre Che pasticcio, Bridget Jones!. Sono passati quindici anni ma Bridget Jones non è cambiata, dagli sbagli fatti non ha imparato nulla, anzi ne fa di nuovi di zecca (“Non posso continuare a commettere sempre gli stessi errori quando posso farne di nuovi” è il suo personale comandamento non scritto). Ed ha del sorprendente pensare come, tre lustri fa, fu creata una manciata di personaggi che parevano usciti da una sitcom ma erano destinati a diventare le colonne di un vero e proprio cult. Bridget Jones è diventata l’(anti)eroina di ogni donna, la Giovanna d’Arco delle pasticcione disadattate e zitelle “confinate” alla simpatia eterna. Mark Darcy è per definizione il gentleman affascinante e apparentemente freddo dietro a quel suo cappottone senza piega e senza macchia da perfetto british man. Jack Qwant è il nuovo arrivato, riccone del web con maglioncino alla Marchionne, per tutte le ladies il Derek di Grey’s Anatomy. Defunto (ma forse pronto a risorgere?) il Daniel Cleaver di Hugh Grant, assente ma sempre così presente da strappare la scena finale su di una panchina di ricorda (e cita) quella di Notting Hill.

A sorpresa Bridget Jones’s Baby è un portento di ritmo, comicità, intelligenza, genuinità. La regista Sharon Maguire, dopo aver diretto l’episodio principe e pilota, ma non il secondo, torna al suo primo amore e dietro la macchina da presa per regalarci una commedia esagerata, che sprizza gag da tutti i pori, arrivando a mani basse ai livelli del primo film della trilogia. Certo si aggiorna ai temi e al linguaggio di oggi con qualche battutina più spinta alla Sex and The City. Tutto è più colorato e colorito, ma allo stesso tempo fine e smaccatamente femminile. Gli uomini in sala ridono, ma ridono per lo più sotto i baffi (se possibile) per non palesare come il ritratto che emerge sul grande schermo coinvolga in realtà entrambi i sessi e non solo quello che un tempo si usava (o osava?) chiamare gentile.

Bridget Jones’s Baby è due ore piene di risate e battute fulminanti, frutto di una sceneggiatura ben scritta, affidata on screen non solo al trio in formissima Zellweger-Firth- Dempsey, ma anche a esilaranti characters di contorno come, su tutti, Emma Thompson nei panni della sfrontata dottoressa Rawlings. Trainato da una colonna sonora estremamente radiofonica, che per lo più pescata dallo stereo di casa Jones, questo film cita, doverosamente e rispettosamente, i suoi precedenti, accondiscendendo in tutto e per tutto lo spettatore e fan. Anche se, ed è un bel punto a favore, il film sa stare in piedi anche come “figlio unico”.

Insomma, Bridget Jones’s Baby è proprio un bel bambino.
E, ovviamente, lunga vita a(i) Darcy!

4 commenti

  • Davvero bello
    Non c’è bisogno di ripensare ai due episodi precedenti; la sceneggiatura è perfetta
    Quanto al finale NON AVEVO DUBBI: è un film inglese, con una regista gallese e l’ispirazione viene dal capolavoro di J. Austen… in questo contesto poteva vincere l’americano?

  • Faccio fatica però a trovare un senso completo alla presenza del personaggio di Dempsey in relazione a come finisce il film, un personaggio troppo “pretestuale” forse?

    • Beh, certamente serviva un personaggio ed un attore di appeal che potesse rilanciare la “saga” a molti anni di distanza. Dempsey forse sì è un po’ un pretesto, ma è valido e funziona proprio in relazione all’essere stato il dottorino di riferimento di Grey’s Anatomy.

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