Bones and All di Luca Guadagnino: recensione

Recensione di Bones and All di Luca Guadagnino.

bones and allNon è solo un film sulla diversità, Bones and All di Luca Guadagnino. Quella diversità che non riusciamo a camuffare, che non possiamo soffocare. Quella diversità che non è una ricchezza ma una condanna, una croce da portare su di sé, dentro di sé e con sé per sempre, come un marchio impresso a fuoco. Bones and All è un film sui temi della dipendenza, dell’identità, della solitudine, della necessità e del diritto di trovare il proprio clan, quello dove poter essere se stessi senza freni, fino in fondo, fino all’osso.

Bones and All, presentato in concorso alla 79esima Mostra del Cinema di Venezia, è da un lato road movie e da un lato coming of age, da un lato film di cannibali e dall’altro love story. Un film sui sentimenti, quelli più profondi, e sulle pulsioni, quelle più indicibili. Personaggi votati all’autodistruzione, senza scampo, se non appigliarsi ad un po’ di amore per sentirsi uguali, o anche simili, agli altri.

A ben vedere, però, si avvita su se stesso, mangia se stesso, si ciba di se stesso, come spesso capita ai film di Luca Guadagnino più autoriali e autoreferenziali. Siamo dalle parti di A bigger splash, ossia di un film che a pelle pare funzionare, ma alla prova dei fatti va incontro a limiti che lo confinano ad una storiellina d’amore di chi ha fame di sentimenti come di una coscia di pollo.

Carnale, sanguigno, a tratti dolce e a tratti brutale, Bones and All finisce per lasciarci solo le ossa di un film che rimane imprigionato nello sguardo di un autore che, ancora una volta, si ferma alla superficie, alla maniera, alla forma, facendo di un’abbondanza di contenuti l’avanzo che non basta a nessuno. In primis allo spettatore.

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