Argentina, 1985 di Santiago Mitre: recensione
Recensione di Argentina, 1985 di Santiago Mitre.
Pablo Larrain, Pablo Trapero, Santiago Mitre. Sono i tre registi più rappresentativi del nuovo cinema sudamericano e sono accomunati dal voler raccontare la storia dei loro paesi, Cile e Argentina. Storie con la S maiuscola, Storie ingombranti, violente, figlie di dittature feroci, disumane. Con Argentina, 1985, presentato in concorso alla 79esima Mostra del Cinema di Venezia, Santiago Mitre racconta la vera storia dei procuratori Julio Strassera e Luis Moreno Ocampo, che in quell’anno spartiacque degli anni ‘80 segnarono anche lo spartiacque della storia argentina, indagando e perseguendo i responsabili della fase più sanguinosa della dittatura militare di Jorge Videla.
Tony Manero, Post Mortem, No, Il clan, Il segreto di una famiglia, La cordillera. Questi alcuni film di Larrain, Trapero e Mitre che indagano luci e ombre della Storia recente e passata delle loro terre natie, legando a doppio filo storie personali e storie universali, vicende individuali a vicende collettive. Argentina, 1985 però, a sorpresa, si smarca e si differenzia grazie ad un tono (auto)ironico, leggero, da commedia applicato ad una vicenda seria, grave, dolorosa anche se con lo sguardo puntato alla speranza e alla democrazia. Argentina, 1985 pare non prendersi sul serio, quando invece lo fa ampiamente, ma con i toni giusti, insoliti, vincenti della comedy a sfondo sociopolitico.
Argentina, 1985 suscita risate ma anche ammirazione, in un perfetto equilibrio tra dramma e commedia, trainato da una performance attoriale dell’intero cast che merita solo applausi. Nei panni del procuratore Strassera, Ricardo Darin, che si conferma uno dei migliori attori argentini in circolazione.