Amanda di Carolina Cavalli: cercasi amici disperatamente
Recensione di Amanda di Carolina Cavalli.
Amanda è sola, non ha amiche. Ma ne vuole una a tutti i costi. Anzi, vuole di più: vuole una migliore amica. Amanda di Carolina Cavalli, presentato alla 79esima Mostra del Cinema di Venezia, è un film scanzonato, bizzarro, atipico, che punta i riflettori su uno status quo di (più di) una generazione: la mancanza di amicizie e la solitudine cronica che ne deriva. Un tema semplice, all’apparenza banale, ma vero, verissimo, che pesa come un macigno su molti adolescenti e giovani, in particolare su quelli nati tra metà anni ’80 e metà anni ’90.
Amanda ha nel suo nome la sua croce e il suo desiderio più puro e profondo: essere amata, (ben) voluta, (ben) accettata. E per soddisfare questo anelito è disposta a giocarsi tutto, a mettersi interamente in gioco, perché ne va della sua salute, mentale in primis.
Amanda è un film piccolo, senza pretese, ma che sa pensare in grande. A partire da una forma narrativa frammentata, fatti di situazioni più che di azioni, fatta di emozioni più che di parole. La regista Carolina Cavalli guarda ai suoi personaggi con distacco ma anche tenerezza, rigore ma anche affetto. Toni surreali e grotteschi si sposano bene con figure borderline, caricaturali, al limite della quotidiana mostruosità. Ma a ben vedere, la fotografia che ci restituisce è dannatamente vera, reale, quasi iper-reale a tratti. Perché in fin dei conti Amanda interpella e riguarda ognuno di noi. Ecco quindi che lo schermo si fa specchio, riflesso al quale è impossibile sfuggire. Perché alla fine della fiera ciascuno di noi è Amanda. E non si può che volerle bene, con i suoi lati acidi, cinici, comici, sarcastici, disillusi. Perché il suo sguardo sulla vita è un po’ anche il nostro. Ma l’amicizia può (sempre) cambiare tutto. In meglio.