About Endlessness di Roy Andersson: recensione

Recensione di About Endlessness di Roy Andersson.

About Endlessness di Roy AnderssonAbout Endlessness, ossia sull’infinito. Ovvero parlando di tutto e di nulla. Ma cos’altro ha da raccontarci ancora Roy Andersson, da anni fermo immobile in uno stile asettico, alienato, pallido?

Dopo il Leone d’oro vinto con Un piccione seduto sul ramo riflette sull’esistenza, Andersson porta in concorso al 76esimo Festival di Venezia un nuovo film fotocopia dei precedenti, anche se molto meno ispirato.
“Sul non senso” sarebbe meglio intitolare questo sua ultima scialba fatica. About Endlessness riflette sul nulla, in un rosario di capitoli, come è tipico del regista svedese, che cercano di tirare un colpo al cerchio dell’esistenzialismo e uno alla botte del ridicolo. Qualche risata la strappa, ma il film ha davvero il fiato corto.

Andersson pare essere rimasto invischiato in un modus filmandi che non si rigenera mai, che si ciba di se stesso fino a divorarsi e a non lasciare nulla allo spettatore se non una manciata di sorrisi, quasi più per pietà che per divertimento.

“Ho visto…”. Così comincia ogni “episodio” nelle parole della voce narrante. Ma cos’altro ha Andersson da mostrarci ancora? Purtroppo ben poco, per non dire nulla. Imprigionato in una modalità di messa in scena e messa in quadro che vorrebbe e potrebbe procedere all’infinito (ma grazie a Dio non è così).

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