1917: tanta testa e tanto cuore nella guerra di Sam Mendes

Recensione di 1917 di Sam Mendes.

1917 filmLa critica di mezzo mondo s’è scagliata contro 1917 accusandolo di essere tutto stile e zero contenuto, tutto testa e zero cuore. Allo stesso tempo in tanti si sono stracciati le vesti intorno ad un interrogativo: il film è o non è un unico lunghissimo piano sequenza? Entrambe le questioni non colgono il punto, anzi ci portano fuori strada, e non rendono merito ad un film che, dietro un enorme lavoro tecnico, un cuore ce l’ha (e batte anche forte!).

Sgombriamo subito il campo da questioni ridondanti, per non dire inutili: 1917 non è un unico piano sequenza, sono almeno 2-3 i tagli di montaggio e (anche ad un occhio non esperto) sono piuttosto evidenti. Trovo ridicolo fare le pulci a Sam Mendes su questo aspetto. Le abbiamo fatte a Hitchcock per Nodo alla gola? No. E a Inarritu per Birdman? Neppure. E i casi citabili potrebbero essere altri. Ciò non mette in discussione l’efficacia e la bellezza né di Nodo alla gola né di Birdman. Ecco, non va messa in discussione neppure la bellezza di 1917 in nome di un purismo cinematografico che, per quanto esaltante, non può gettare fango su ciò che possiede valore.

Certo, 1917 è un tripudio di tecnica, e basta vedere uno dei vari backstage presenti su Youtube per restare a bocca aperta. Ma è proprio questo tsunami di tecnica che rende possibile una full immersion che ci toglie il fiato. Siamo come reporter al fronte al fianco dei due protagonisti. E il massimo delle palpitazioni arrivano nel finale, in quella sequenza con corsa disperata lungo la trincea mentre il battaglione sta uscendo all’attacco.

1917 è un grande film, e non si vergogna a palesare echi importanti. Su tutti Orizzonti di gloria di Kubrick, nei lunghi carrelli a precedere e seguire e in quel canto celestiale di un soldato davanti a dozzine di altri che ricorda molto quello della giovane donna tedesca che chiude il film di Kubrick.

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